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Racconti di Viaggio

SARA RACCONTA:

Eccomi al mio quinto viaggio a Rumuruti come volontaria di Africa nel cuore, è sempre difficile trovare le parole giuste per descrivere questa esperienza: ogni volta è diverso, ogni volta si portano a casa emozioni infinite, lacrime e sorrisi, ogni volta si cresce e si matura un po’.

Rumuruti ormai ha un posto speciale nel mio cuore: dopo un anno e mezzo dall’ultimo viaggio, il tornarci diventa un bisogno che è quasi fisico, si sente profondamente la necessità di essere di nuovo lì, sotto quel cielo, a respirare quell’aria, quei profumi e a ritrovare quelle persone che, in qualche modo, ormai sono parte di te, in un luogo che senti essere “casa”, pur essendo a migliaia di km da casa.

In Italia spesso ci sentiamo dire che siamo “bravi”, che quello che facciamo è da ammirare, ma la verità è che, come spesso capita con il volontariato, quello che si riceve indietro è molto di più di quello che si va a dare. Quello che l’Africa mi ha regalato finora è immenso: mi ha aperto la mente e il cuore, mi ha permesso di crescere come persona, di maturare e di diventare più forte e consapevole. Ogni viaggio diventa anche un viaggio dell’anima, alla scoperta di sé stessi e tutte le volte torno a casa arricchita, con una maggior consapevolezze di chi sono e cosa voglio essere.

Quest’anno, come spesso accade, non sono mancate le difficoltà: il clima non ci ha dato tregua. Ci sono stati giorni di pioggia incessante, con le strade trasformate in paludi e l’impossibilità spesso a spostarci per raggiungere i villaggi che avremmo dovuto visitare. Abbiamo vissuto la frustrazione di non poter fare di più e allo stesso tempo avevamo la consapevolezza che, dopo mesi di siccità, quella pioggia in realtà era una benedizione, anche se il maltempo purtroppo è riuscito a causare anche danni agli edifici di una scuola.

Comunque non ci siamo arresi e ci siamo organizzati per cercare di raggiungere ugualmente gli obiettivi prefissati, come ormai abbiamo imparato: “si fa il meglio che si può con quello che si ha e poche chiacchiere!”.

Il lavoro sulle adozioni a distanza è sempre infinito: ci sono gli elenchi da verificare e confrontare con i dati della segreteria di Rumuruti, bisogna capire se gli studenti stanno frequentando la scuola in modo regolare, selezionare i casi difficili e problematici e, a quel punto, decidere quali scuole visitare e quali sono gli studenti da intervistare.

Le interviste: il mio momento magico! E’ il compito che più amo e che faccio sempre più volentieri quando mi viene affidato. Ho una discreta padronanza dell’inglese e questo è fondamentale, ma soprattutto è importante aprire il cuore per ascoltare e cercare di capire.

Non è sempre facile: qui gli studenti spesso hanno ancora molta soggezione dell’adulto, in particolare degli insegnanti, figuriamoci di una donna Mzungu (bianca)! La maggior parte delle volte, se l’intervista viene fatta alla presenza del preside o di qualche insegnante, capita che lo studente sia intimorito e difficilmente ci racconterà qualcosa di personale che possa andare oltre le banali informazioni sull’andamento scolastico e la materia preferita.

Le interviste che preferisco, invece, sono quelle fatte in un contesto tranquillo con piccoli gruppi di studenti: si riesce a rompere il ghiaccio più facilmente, a fare anche domande meno banali e a coinvolgere tutti, in modo tale che i più spavaldi possano pungolare i più timidi e incoraggiarli a parlare.

Inoltre può essere un aiuto anche dal punto di vista della lingua: non tutti gli studenti, infatti, sanno bene l’inglese, molti di loro, soprattutto i più piccoli, parlano solo il Kiswahili e questo può diventare una barriera insormontabile. Invece, quando si ha a che fare con un gruppo di studenti, c’è sempre quello che sa l’inglese meglio degli altri e che in qualche modo può aiutarti facendo un po’ da interprete.

E’ così evidente come in questi casi la comunicazione sia assolutamente fondamentale e ogni volta cresce il desiderio di voler imparare il Kiswahili per avere la possibilità di “comunicare davvero”, per poter aprire una finestra da cui guardare meglio questo mondo così diverso, cercare di conoscerlo almeno un po’, provare a capirlo senza giudicarlo e portare poi la sua voce in Italia. Perché in fondo le interviste possono essere anche questo: un ponte tra i nostri due mondi, un modo per far arrivare agli sponsor qui in Italia un frammento di quelle vite che hanno deciso di aiutare.

Ed è per questo che ogni volta, per quanto possibile, cerchiamo di approcciare gli studenti con domande diverse e nuove. Quest’anno abbiamo cercato di sapere di più sul tempo libero dalla scuola e dallo studio e, a parte che tutti aiutano i genitori nei lavori di casa, è stato bello scoprire notizie sui giochi preferiti: calcio, pallavolo, ma anche nascondino, il gioco della campana, un altro che è simile a mago libero e molti altri. Sorrido ancora al pensiero che i giochi dei bambini all’equatore sono di fatto gli stessi che facevo io da bambina nelle campagne della provincia di Varese. Siamo poi davvero così diversi? Mi domando solo se i bambini italiani di oggi conoscono ancora quei giochi o se invece sono troppo presi tra computer e smartphone.

Certo è che sull’aereo di ritorno da Parigi a Bologna, io e Ivan siamo incappati in un gruppo di numerose famiglie italiane di ritorno da Disneyland Paris. Io e Ivan ci siamo guardati: eravamo stanchi, sporchi, sicuramente un po’ puzzolenti, ma sereni nella profondità dei nostri sguardi. Poi abbiamo guardato loro: bambini troppo viziati alle prese con inutili capricci; genitori troppo nervosi, vocianti, preoccupati di cose inutili e impegnati in conversazioni infinite su problemi inesistenti.

A questo punto abbiamo entrambi scosso la testa e chiuso gli occhi: sapevamo bene che nel giro di poche ore quella realtà sarebbe tornata a inglobarci, ma non era ancora arrivato il momento. Ancora per poco a occhi chiusi ci tenevamo stretta quella sensazione magica che solo un’esperienza del genere è in grado di darti. Per un attimo era ancora Rumuruti, era ancora la nostra Africa.

Da questo viaggio porto a casa una nuova parola imparata in kiswahili: zawadi, regalo.

Zawadi sono le emozioni, le lacrime e i sorrisi. Zawadi sono i visi rugosi e le mani strette in saluto. Zawadi sono gli occhi vivaci dei bambini. Zawadi sono il cielo infinito e lo spazio aperto della savana. Zawadi è anche una bambina dal sorriso dolcissimo. Zawadi siamo tutti noi quando decidiamo che è meglio conoscere il diverso, piuttosto che temerlo, quando ci ricordiamo della nostra umanità e troviamo il coraggio di costruire ponti, invece di alzare muri. Zawadi è ogni piccola goccia che ciascuno ha donato e donerà per aiutare la comunità di Rumuruti.

Siamo in Italia da solo due settimane ho già voglia di ripartire….un altro viaggio, un’altra avventura.

IVAN RACCONTA:

I miei 3 viaggi a Rumuruti con l’associazione Africa nel cuore mi hanno sempre regalato emozioni forti che in parte ho metabolizzato sotto il cielo pieno di milioni di stelle del Kenya e in parte al mio ritorno in Italia.

I rapporti umani e i magnifici paesaggi di Kieni e Sosian mi sono entrati dentro e  ogni anno che passa questa parte dell’Africa diventa sempre più una sorta di seconda casa.

Rivedere e passare un po’ di giorni con Padre Vaccari, Simon, Gilbert, Annie, i cugini Nalimu, Maregu, Deodata, Maria e tante altre persone che ormai conosco e che mi riconoscono mi fa sempre un enorme piacere.

Passare le serate un pò come si faceva una volta senza televisione o cellulari collegati in continuazione ma con una tazza fumante di una tisana o della leggendaria camomilla, una partita a carte e 4 chiacchiere tra amici mi rilassa e elimina lo stress accumulato in un anno vissuto a tutta velocità come ormai la nostra società occidentale ci obbliga a vivere.

E poi ci sono loro che ogni anno ci aspettano e che per me sono i veri protagonisti di questi miei viaggi a Rumuruti.

I bambini.

I Bambini che l’associazione cerca di aiutare perchè grazie ai sostegni che vengono dati loro possono studiare e mangiare almeno una volta al giorno e perchè loro sono  il futuro e grazie all’istruzione potranno un domani essere protagonisti di un mondo migliore.

Di questi bimbi mi sono sempre portato a casa i loro bellissimi sorrisi, la loro felicità, la voglia di giocare e di conoscerci, il rispetto che hanno nei confronti del prossimo e quell’educazione che da noi non è piu così scontata.

E due bambine hanno  catturato il mio cuore.

Eveline l’ho conosciuta lo scorso anno.

Non l’ho rivista questa volta per i problemi delle strade che quando piove diventano veri e propri fiumi e rendono irraggiungibili certi villaggi e certe scuole.

L’altra bimba invece l’ho conosciuta quest’anno.

Si chiama Zawadi (me lo ha scritto anche sul braccio)

Vive a Kadutura una periferia povera di Rumuruti dove Africa nel cuore è molto attiva.

Basti pensare che il nuovo centro polifunzionale ” insieme per crescere” è stato costruito proprio lì.

Appena ho visto Zawadi sono rimasto affascinato e non so perchè.

In mezzo a tantissimi bambini, lei mi ha trasmesso qualcosa che ha attirato la mia attenzione regalandomi le emozioni più belle di questo ultimo viaggio.

Zawadi è sordo muta me lo ha fatto capire lei stessa con dei gesti.

Nonostante questo siamo riusciti a comunicare e capirci.

Mi ha fatto vedere la sua casa poco distante dalla scuola e mi ha presentato due dei suoi 6 fratelli.

Purtroppo abbiamo scoperto dalla mamma che la piccola Zawadi ha anche una forma molto forte di diabete e che quindi tutti i giorni deve fare delle iniezioni.

Quando le hanno diagnosticato la malattia frequentava una scuola speciale per bambini sordo muti infatti sa parlare il LIS ma ha dovuto smettere per poter essere curata.

La madre si occupa diettamente di fare le iniezioni giornaliere alla figlia e ci ha anche detto che quando Zawadi sarà piu grande e potrà fare direttamente  le iniezioni tornerà a scuola e finirà gli studi.

Io Zawadi l’ho potuta incontare per tre volte.

La prima volta ero rimasto stranito che dal suo rifiuto alle caramelle che le volevo dare.

Poi purtroppo ho capito il perchè.

Vedere tutti gli altri bambini mangiare un panino con la marmellata un pacchetto di biscotti e le caramelle e veder lei che avrebbe voluto tanto ma che non poteva permetterselo per i problemi legati alla sua malattia mi ha proprio fatto male dentro e mi ha legato ancora di più a questo angioletto.

Le ho regalato due braccialetti uno bianco con scritto  “non smettere mai di sognare” e uno verde con la scritta ” i colori del sorriso”-

Entrambi mi sembravano adatti a lei.

Il primo perchè vorrei proprio con tutto il cuore che i sogni di Zawadi possano avverarsi e conoscendo un pò questa bambina sono convinto che i suoi sogni siano bellissimi.

L’altro perchè lei ci ha regalato tantissimi sorrisi colorati come l’arcobaleno che è comparso un pomeriggio dopo una mattinata di pioggia molto forte.

Alla fine però come accade sempre in questo magnifico angolo di mondo  il regalo più bello l’ho ricevuto io da lei e me lo porto dentro il cuore come un dono speciale.

La sua serenità e la serenità che mi ha trasmesso, la sua allegria che ha reso allegre le nostre visite alla scuola di kadutura  e la sua spensieratezza nonostante tutto sono qualcosa di talmente bello da vedere che non te li puoi dimenticare.

In piu il rispetto che gli alri bambini hanno nei suoi confronti e l’amore della mamma mi fanno sperare che Zawadi potrà vivere una vita bella e potrà realizzare qualcuno dei sogni che ha nel cuore.